LA MAFIA NEI VIAGGI DELLA SPERANZA

Un barcone, uno scafista o un uomo di fiducia sulle coste da cui gli immigrati partono. Tanto basta alla mafia per avere il controllo dei viaggi della speranza. Funziona così il traffico dei clandestini. Un viaggio scomodo e senza certezze, che costa a chi parte mille, millecinquecento euro che finiscono nelle tasche dei clan. Il desiderio che muove i giovani migranti è quello di venire in Europa per raggiungere e conoscere quella democrazia che poi si vuole riportare nel proprio paese. Un posto quindi dove imparare ed esportare un modo di vita differente. Si imbarcano sui gommoni persone istruite, spesso laureate e che parlano molte lingue. Persone che talvolta rimangono senza nome, ma è compito della società civile raccontarne la storia. Oggi il Polo Bianciardi narra quella di Samia, l’atleta somala che aveva partecipato alle Olimpiadi di Pechino del 2008 e che è naufragata a 87 miglia a sud di Lampedusa, mentre cercava di recarsi ai giochi olimpici di Londra nel 2012. Aveva compiuto 21 anni, due giorni prima, in mezzo al Mediterraneo, stipata dentro un gommone assieme a una sessantina di persone. La sua storia ci porta un messaggio di solidarietà e fratellanza tra i popoli: "Non la vittoria ad ogni costo, ma la partecipazione . . . . e lo stare insieme".

Samia

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