La conferma di Alma Diploma: a un anno dalla maturità il 38% dei ragazzi lavora
C’è un numero con cui le famiglie alle prese da oggi con la scelta della scuola per i propri figli devono, forse, fare i conti. È quello che anticipa AlmaDiploma: a un anno dal titolo il 38% dei ragazzi usciti da un istituto tecnico risulta occupato (si sale al 39% per gli istituti professionali). Un dato che potrebbe essere ancora più elevato se si considera che, ogni anno, ricorda l’indagine Excelsior di Unioncamere, ci sono circa 20-25mila profili tecnici che le imprese italiane non riescono a trovare. Un paradosso in un Paese in cui il tasso di disoccupazione giovanile sfiora il 44 per cento. Certo, la crisi morde. Ma fa riflettere come i profili di più difficile reperimento corrispondano ad altrettanti indirizzi offerti dal nostro sistema d’istruzione tecnica: dal meccanico all’informatico, dall’artistico al tessile-moda. Riformati nel 2010 dall’ex ministro Mariastella Gelmini, oggi gli istituti tecnici sono strutturati in due settori (Economico e Tecnologico) e suddivisi in complessivi 11 indirizzi. E si stanno scrollando di dosso l’etichetta, sbrigativa e ingenerosa, di scuole di “serie B”. «La formazione tecnica è di alta qualità - sottolinea Roberto Peverelli, preside dell’Isis Paolo Carcano di Como -. Già dal primo biennio è richiesto ai ragazzi un forte impegno nelle materie tecnico-scientifiche, che si perfezionano negli anni successivi. E quindi i neo-diplomati hanno aperte le due strade: l’università e una preparazione professionale subito spendibile sul mercato.
Fondamentale è un buon placement. E l’alternanza scuola-lavoro».Il punto è che negli istituti tecnici «i ragazzi fanno esperienze sul campo e misurano il grado di competenze acquisite - aggiunge Patrizia Cuppini, preside dell’Isis Volterra-Elia di Ancona -. Da noi l’alternanza dura almeno tre settimane e si inizia già con gli studenti delle terze classi, dove si fa formazione con esponenti anche del mondo imprenditoriale sui temi della qualità e della sicurezza». Molte aziende hanno rapporti strutturati con le scuole tecniche; e anche il ministero dell’Istruzione ci crede: «Questi istituti promuovono crescita professionale e insegnano un mestiere - dice il sottosegretario, Gabriele Toccafondi -. Nel decreto Scuola puntiamo a raddoppiare le ore di alternanza e a investire sui laboratori».
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